Fulvio Martusciello, europarlamentare di Forza Italia dal 2014, è dal 2022 capodelegazione degli azzurri al Parlamento europeo. Ha affrontato un viaggio nel buio – è il caso di dire – per essere a Valencia, ai lavori del congresso europeo del PPE, nel giorno del grande blackout.
Un momento politico molto particolare, in che clima si apre il congresso del PPE?
«Con la consapevolezza della grande responsabilità che ha il PPE in questo momento. Con tanti ruoli apicali ai vertici delle istituzioni nazionali ed europee come mai prima d’ora, Abbiamo un ruolo di protagonisti delle politiche europee che si riflette poi nei ruoli di governo dei paesi dell’Unione Europea. Proprio oggi (ieri, ndr.) la Cdu ha formalizzato i nomi dei suoi ministri nel nuovo governo tedesco a guida Merz. Tutte indicazioni di persone che hanno l’esperienza fortissima del PPE».
Il contributo di Forza Italia non è di secondo piano, il Vicepresidente del consiglio italiano, Tajani, è Vicepresidente anche del PPE.
«Sentiamo il grande onore e la grande responsabilità di tenere nelle massime istanze politiche europee la voce del nostro paese, per contribuire a cambiare i disastri che altri hanno combinato».
A cosa si riferisce?
«Per esempio al Green Deal, voluto dai socialisti nella scorsa legislatura. Va rimodulata la politica ambientale per armonizzare sostenibilità e sviluppo».
Il ruolo dell’Italia è particolare. Siete in maggioranza in Italia con Giorgia Meloni e nella maggioranza europea con Von der Leyen. Siete una cerniera tra PPE e ECR?
«ECR ha votato e sta votando su diversi temi insieme al PPE, facendosi guidare anche su decisioni fondamentali. Il voto a Forza Italia alle Europee è stato un voto che ha contato, perché l’elettore ritrova chi determina le scelte in Europa come in Italia. Un voto che vale doppio e che ci rende determinanti in tutte le decisioni che prende l’Aula».
Anche Von der Leyen è cambiata, negli anni…
«Grazie anche a un lavoro di cucitura costante da parte di Antonio Tajani, che le ha spiegato in maniera compiuta e precisa le esigenze dell’Europa del Sud. Von der Leyen era arrivata con una visione tipica dell’Europa del Nord, si prenda come dicevo il tema delle case green, fortemente sentito in Germania e nei paesi scandinavi. Un modello che non era facile applicare all’Italia. Le abbiamo fatto capire che anche qui c’è un’Europa che traina e crede nei valori europei e che deve essere sempre messa sullo stesso piano del Nord Europa».
Che ruolo avrete nel dialogo con Trump?
«L’America è sempre l’America, non si possono modificare le relazioni a seconda di chi governa. Bisogna adattarsi alle scelte degli americani. Sapendo che abbiamo una storia di relazioni e di rapporti anche alternati, basterebbe farsi un giro a Montecassino per capire a tutto tondo quel che è stata l’America per l’Italia».
Se fosse europeo, Trump non sarebbe certo nel PPE…
«No, e non ci interesserebbe. Ci teniamo stretti Antonio Tajani, leader capace di parlare con tutti».
Nel solco di Silvio Berlusconi, che dell’europeismo fece uno dei suoi mantra.
«Tutti gli argomenti che tornano ciclicamente sono stati anticipati da Berlusconi nel tempo: la difesa comune europea, la necessità di mettere insieme chi faticava a parlarsi, come fece a Pratica di Mare, l’esigenza di fare sicurezza sui migranti ma anche l’umanità nell’accoglierli… tutti i temi più attuali sono stati affrontati da Berlusconi con una capacità di lettura che ancora oggi sentiamo viva e forte. Abbiamo avuto un leader che ha anticipato di trent’anni i tempi, ed è la nostra forza nel PPE di oggi».